MI VOTU E MI RIVOTU Storia di una delle più belle canzoni siciliane
Il canto “Mi votu e mi rivotu”è una delle più belle canzoni d’amore della musica popolare siciliana ed è la canzone più ascoltata del repertorio di Rosa Balistreri ed il canto che più viene associato a Rosa Balistreri da molti appassionati di musica popolare siciliana o di altri generi musicali.
Il canto è molto antico, l’autore come in quasi tutti i canti popolari, è sconosciuto.
Rosa Balistreri in un intervista afferma di aver sentito cantare questa canzone per la prima volta dentro il carcere di Palermo, ed ha attribuito ad un carcerato la composizione, in realtà il testo di questa canzone è antichissimo ed è presente in molte raccolte di canzoni siciliane.
La canzone si ritrova nella raccolta che Lionardo Vigo Calanna marchese di Gallodoro (Acireale, 25 settebre 1799 – 14 aprile 1879), poeta, filologo e politico italiano, pubblico nel 1870 con il titolo “Raccolta amplissima di canti siciliani” frutto del lavoro intenso di ricerca e raccolta di canti in vari paesi della Sicilia durato più di 20 anni, con il numero 613 a pag 230 con il titolo “Nun dormu né riposu” della zona di Palermo (vedi copia in basso)
La canzone è presente nella raccolta di Giuseppe Pitrè (Palermo, 21 dicembre 1841 – 01 aprile 1916) a pag. 3 dell’appendice del vol 2 con la partitura musicale al n° 5 (vedi copia in basso)
Il Salomone Marino Salvatore medico e folclorista (Borgetto, Palermo, 1847 – 1916) nel libro “Canti popolari siciliani in aggiunta a quelli di Vigo” la riporta con il titolo “Nun dormu né riposu a tia pinsannu al n° 125 (vedi copia).
La canzone è presente fra le cinquanta canzoni nella raccolta di canzoni siciliane della provincia etnea del 1882 “Eco della Sicilia” di Francesco Paolo Frontini (Catania, 6 agosto 1860 – 26 luglio 1939) musicista e compositore siciliano, con il titolo di “Canzone villereccia” con spartito allegato (vedi spartito in fondo)
Da quanto accennato sopra la canzone veniva cantata in molti paesi della Sicilia sia orientale che occidentale ed è antichissima perchè se è vero che si ritrova nei testi del 1870 del Vigo e del 1882 del Frontini è presumibile che la canzone sia ancora più antica almeno di 100 anni perché tale è il periodo di tempo che una canzone scritta da un autore, oggi sconosciuto, impiega a diventare canzone di tutti assumendo così i connotati di canto popolare, per cui certamente si può far risalire ai primi anni del 1700.
Dal punto di vista metrico strutturale il verso della canzone è endecasillabo, con accento forte nelle sillabe 2/6/8/10. (Mi votu e mi rivotu suspirannu) Il testo della canzone cantata nei dischi in vinile da Rosa Balistreri è il seguente:
Mi votu e mi rivotu suspirannu / passu li notti ‘nteri senza sonnu;
e li biddizzi tò iu cuntimplannu / li passu di la notti ‘nsinu a jornu.
Pi tia nun pozzu ora cchiù durmìri /paci nun havi cchiù st’afflittu cori;
lu sai quannu ca iu t’haiu a lassari: / quannu la vita mia finisci e mori.
In una registrazione effettuata da Francesco Pira durante un’intervista a una TV locale Rosa Balistreri aggiunge una seconda strofa:
Palumma chi camini mari mari / ferma, quantu ti dicu du paroliquantu ti tiru ‘na pinna di st’ali / quantu fazzu ‘na littra a lu me amuri.Li littri ti ‘nni mannu a tri a dui / posta ca di tia nun ‘aiu mai
Altri cantanti mettono come seconda strofa la seguente:
Ci penzi quannu nsèmula abballammu / a siritina cchi sonu tinemmu?
Ntra l’occhi tutti dui ni taliammu, / n’arrussiau la facci e poi ridemmu;
abballannu e suspirannu / li manu n’affirrammu e ni stringemmu…
Lu vo’ sapiri quannu t’aju a lassari? / Quannu la vita mia finisci e mori.
Salvatore Salomone Marino nei “Canti Popolari” in aggiunta a quelli del Vigo, 1867, Palermo al n 125 di pag. 70 riporta le seguenti parole:
Nun dormu né riposu a tia pinsannu, / passu li notti ‘nteri senza sonnu,
sempri la tò biddizza cuntiplannu, / ‘ccussì passu lu tempu ‘sina a jornu.
Mi votu e mi firriu suspirannu / mentri li carni mei soffriri ‘un ponnu;
Bedda, d’amari a ti anni sentu affannu, / sulu la spranza mi teni a lu munnuLa traduzione in italiano la riporta egregiamente il prof. Santi Correnti nel libro “Canti d’amore del popolo siciliano” Editore Brancato, 1995
Non dormo né riposo a te pensando / passo le notti intere senza sonno.
Sempre le tue bellezze contemplando / così passo il tempo fino a giorno.Mi volto e mi rigiro sospirando / mentre le mie carni non possono più soffrire.Bella, di amare a te non provo affanno / solo la speranza mi tiene in vita.
La voce di Rosa Balistreri, che in molte canzoni del suo repertorio è aspra, roca, di protesta, di vera popolana, in questa canzone diventa dolce, melodiosa, è la voce di una innamorata che sussurra il suo amore fino all’ultimo giorno all’uomo amato; è la voce dell’amata che spasima per l’amato e trascorre intere notti pensando a Lui, ricordando le bellezze e le dolcezze dell’amato, solo la morte potrà dividerli. La musica è dolcissima ed è un inno d’amore che coinvolge totalmente l’amato da fargli perdere sonno e pace.
Le emozioni che escono fuori dall’ascolto di questa canzone nell’interpretazione di Rosa Balistreri ben li descrive Mimmo La Mantia, uno dei musicisti che hanno accompagnato Rosa Balistreri per circa 15 anni: “Io ho accompagnato molte cantanti di musica siciliana però il feeling che avevo con Rosa era qualcosa di incredibile; una volta ho organizzato una rassegna di musica siciliana a Monreale che è il mio paese, tra le varie canzoni abbiamo fatto “Mi votu e mi rivotu”, questa canzone cantata da Rosa era una sensazione che ti entrava dentro, ti veniva la pelle d’oca a sentirla, riuscire a trasmettere queste emozioni lo puoi fare solo da artista, ma se sei semplicemente strumentista o cantante soltanto non li riesci a trasmettere”.
Forti emozioni suscitano l’ascolto della canzone in Serena Lao, amica di Rosa e lei stessa cantautrice siciliana, che racconta di averla ascoltata alla radio per la prima volta.”Molti fecero una richiesta ben precisa: “Mi votu e mi rivotu”. Era il suo cavallo di battaglia, dicevano. Lei contenta si diede con slancio al suo pubblico e cantò ancora. Mi sentii accapponare la pelle. Non avevo mai sentito in lingua siciliana niente di più struggente e appassionato. Quel canto d’amore bellissimo che, attraverso le sue magiche corde vocali, diventava ora una dolcissima serenata, ora un richiamo accorato, ora un’invocazione disperata all’uomo amato, mi entrò nelle vene. Adesso sì che avevo davvero il groppo in gola! Ero commossa, anche perché quella canzone mi riconduceva alla mia vita senza amore, la sentivo particolarmente mia”.
Dal punto di vista musicale ed armonico il tempo è 6/8, ritmo usuale delle barcarole, delle ninne nanne e delle nenie natalizie. La tonalità è in minore, tonalità caratteristica dei canti tristi, appassionati, melanconici.Da notare come le prime battute musicali di “Mi votu e mi rivotu” sono simili alla famosa canzone napoletana “Fenesta ca lucive e mo nun luce / sign’e’ ca Nenna mia stace malata “ di autore sconosciuto ed attribuita da alcuni al famoso musicista catanese Vincenzo Bellini.
Più di cento sono i cantanti e gli artisti che hanno interpretato questo brano tra questi ricordiamo: Laura Mollica, Rita Botto, Serena Lao, Letizia Anelli, Emiliana Perina, Sara Cappello, Enza Lauricella, Marilena Monti, Salvo Clara, Etta Scoll
o, Carmen Consoli, Carlo Muratori, Winz Derosa, Otello Profazio, Nonò Salomone, Mario Venuti, Ornella Vanoni, Gian Campione, Laura Campisi, Antonella Arancio, Mara Eli, Francesco Buzzurro, Roberto Murolo.
Di seguito il testo completo inviatoci da Nicolo’ La Perna