Torino ricorda le vittime di Marcinelle e Cozzo Disi e la tragedia dell’emigrazione
Organizzata dal Centro Studi Cultura e Società, in collaborazione con Monginevro Cultura, è stata inaugurata (24 maggio 2016) a Torino in una serata di Storia vera, una mostra articolata su due interessanti contributi legati da un unico tema; il lavoro; esso dovrebbe essere una benedizione ma per molti italiani, soprattutto meridionali, è stato una maledizione che spesso ha significato morte.
La mostra “Ricordando Marcinelle e Cozzo Disi”, splendidamente curata da Piercarlo Musso, ha inteso rendere omaggio ai minatori periti 60 anni fa nella tragedia di Marcinelle (Belgio, 8 agosto 1956; 262 morti di cui 136 italiani) e a Cozzo Disi, la zolfara di Casteltermini nella quale il 4 luglio 1916 – cioè 100 anni fa – morirono 89 minatori.
Ricordare i morti di Marcinelle significa commemorare i milioni d’Italiani che hanno lasciato la Patria in cerca di migliori condizioni di vita e di lavoro, sognando un avvenire migliore per i figli.
La lettura di poesie e di brani di narrativa di grandi scrittori come Sciascia, Pirandello, Verga, Buttitta, Di Giovanni, ha evidenziato, attraverso le emozionanti voci narranti di Cristina Cordazza, Paulette Ducré, Monica Giannone e Pina Meloni, la dura vita dei carusi, di uomini e donne che hanno trascorso la loro esistenza nelle bolge della miniera, vero inferno dei vivi, sfruttati al massimo per un tozzo di pane amaro.
Oltre agli autori della Letteratura, anche saggi, dipinti, articoli vari e canzoni hanno aiutato a squarciare il velo dell’oblio che ha avvolto quella particolare temperie che molti vorrebbero rimuovere inconsciamente dalla memoria perché lesiva della dignità umana.
Tra gli artisti selezionati, oltre ai citati: Croce Armonia, R. Guttuso, Dino Vaccaro, Onofrio Tommaselli, Carmela D’Amato, Placido D’Orto, A. Camilleri, Carlo Levi, G. De Maupassant, E. Zola, Eugenio Giannone, Gustavo Chiesi, Adolfo Rossi, N. Colajanni, Thomas Oliver, D. Buzzati, Igor Man etc; canzoni di Kalascima, Felice Rindone, Terra e Anima.
La seconda parte della serata, curata dall’Associazione Monginevro Cultura, dedicata all’emigrazione italiana, è stata introdotta dal presidente Sergio Donna e animata da Giancarlo Libert, appassionato ricercatore dei flussi migratori del Piemonte verso il mondo ed in particolare, nel caso specifico, di quelli alessandrini.
La narrazione di G. Libert, che ha ripercorso la dura vita dell’emigrante fatta di successi, di delusioni, di fatica, di sfruttamento e miseria, di tragedie e di amari ritorni in Patria, è stata intervallata dagli stacchi musicali dello chansonnier Beppe Novajra.
Tra l’attento e qualificato pubblico: alcuni docenti universitari, il pittore Dino Vaccaro, lo scultore Vincenzo Chiazza e Santo Alfano, sindaco di Cianciana, rappresentato nell’evento da alcuni suoi artisti.