“Le vie dei tesori”
Si è conclusa qualche giorno fa a Palermo, l’interessante manifestazione Le Vie dei Tesori, che ha dato la possibilità di visitare tanti siti-storici della città normalmente non sono fruibili.
La manifestazione, nata otto anni fa per celebrare il Bicentenario dell’Ateneo di Palermo, è diventata un Festival che mette in moto 60 istituzioni, con l’obiettivo di valorizzare i loro beni materiali e immateriali. Quest’anno sono stati aperti al pubblico62 luoghi, mentre la città è stata percorsa da 80 passeggiate d’autore condotte da esperti, giornalisti, professori ed è stata animata da un cartellone ricco di oltre 100 eventi tra dibattiti, mostre, incontri, presentazioni di libri, spettacoli e letture.
Palermo si è aperta interamente, dalle dimore nobiliari ai vicoli della città multietnica, grazie alla rete di istituzioni che sono state coinvolte, tra cui l’Università, il Comune di Palermo, la Soprintendenza ai Beni culturali, la Diocesi, la Fondazione Federico II, la Soprintendenza del Mare, l’Autorità portuale, l’Arma dei Carabinieri, l’Esercito, il Teatro Massimo, il Teatro Biondo, il Conservatorio Bellini, l’Accademia di Belle Arti, con la collaborazione, infine, di una fitta rete di realtà e associazioni, tra cui il Salvare Palermo, Italia Nostra, l’Osservatorio Astronomico, il Clac, (Centro laboratorio di Arti contemporanee) e l’associazione “Insieme per Danisinni”.
Quest’anno la sfida era quella di trasformare sempre di più una manifestazione culturale in un’occasione di autentico sviluppo del territorio, con accordi con gli operatori del turismo, con l’organizzazione di itinerari fuori porta in paesi della Sicilia che custodiscono tesori nascosti e con l’adesione di una serie di ristoranti di qualità nel circuito “Le vie dei sapori”, interessando anche numerose associazioni che hanno proposto nei luoghi d’arte un ricco calendario di attività per bambini e ragazzi dai 2 ai 12 anni, all’insegna del divertimento intelligente e creativo. L’iniziativa è diventata anche un’occasione di formazione sul campo, con oltre 170 tra volontari e studenti universitari i quali, in cambio di crediti formativi, hanno prestato la loro opera gratuita al call center, affiancando le guide sui luoghi e prestato assistenza agli eventi, compresi venti ragazzi cinesi, egiziani e tedeschi della Scuola di italiano per stranieri, Itastra.
L’edizione 2014 del festival si è sviluppata in cinque macro-temi ispirati ad alcuni degli spazi aperti per la manifestazione: Eresia, Città sotterranea, Mare, Rovine, Interculturalità.
“Le vie dei tesori” hanno rappresentato, inoltre, una sfida di autosostenibilità. La manifestazione – a parte il fondamentale contributo delle istituzioni che mettono a disposizione i luoghi, il personale e le competenze, ed a eccezione di qualche prezioso supporto istituzionale e privato – sifinanzia sostanzialmente con il contributo dei partecipanti. Sono gli stessi visitatori, quindi, cittadini e turisti, che hanno reso possibile l’evento.
Immigrazione e frontiere, confini considerati spesso come barriere predeterminate, che nascono già dentro di noi e la cui istituzione non può essere messa in discussione se non rischiando perdite di identità o invasioni di massa. Divisioni convenzionali determinate dai contesti storici, sociali e giuridici entro cui vengono costruite, considerate spesso come barriere.
Tavole rotonde, dibattiti, presentazioni di libri e percorsi, si sono susseguiti, nell’ultimo appuntamento della “Via dei Tesori”, sul tema dell’abbattimento della frontiera, trattato sia dal punto di vista metaforico, sia dal punto legislativo; con un’operazione semplice, che richiede il superamento delle paure con le quali abbiamo costruito la nostra percezione del mondo.
Abbattimento delle frontiere che passa anche attraverso la musica e il cibo, in modo da conoscere nuovi stili musicali e altri sapori che ci aprono a diverse culture.
Durante la kermesse è stato proiettato il film-documentario “ IO STO CON LA SPOSA”.
L’opera ideata da Gabriele Del Grande, Khaled Soliman Al Nassiry, Antonio Augugliaro, è stata finanziata “dal basso”, raccogliendo con il crowdfunding (finanziata dai sostenitori tramite internet) quasi 100 mila euro, ed è stata presentata fuori concorso al Festival del cinema di Venezia.
Il film narra la storia di un poeta palestinese siriano e di un giornalista italiano, convinti che nella vita prima o poi bisogna scegliere da che parte stare, incontrano a Milano cinque profughi sbarcati a Lampedusa, in fuga dalla guerra. I due, insieme ad altri volontari, decidono di aiutarli a proseguire il loro viaggio clandestino verso la Svezia, stato al quale vogliono chiedere l’asilo politico. Per evitare di essere arrestati come trafficanti di uomini, però, decidono di mettere in scena un finto matrimonio coinvolgendo un’amica palestinese che si travestirà da sposa e una decina di amici fra italiani e siriani che si fingeranno invitati.
Il film, definito come “Una favola di disobbedienza civile che risolve con estro il dibattito sul diritto alla mobilità”, non è altro che il racconto in presa diretta di uno spaccato di vita reale sulla strada da Milano a Stoccolma tra il 14 e il 18 novembre 2013.
Le storie personali dei protagonisti s’intrecciano tra di loro per la drammaticità delle vicende comuni vissute,-ragioni per le quali hanno rischiato la vita, spaiato i loro affetti e abbandonato tutto quello che avevano costruito – e nello stesso tempo condividono la speranza per loro e propri figli di una vita migliore, portando sempre dentro di loro lo status di profugo e la certezza che forse mai più rivedranno la propria terra. Tutto raccontato commuovendo e sensibilizzando lo spettatore