I miei più antichi ricordi di Cianciana sono legati al periodo della mia infanzia trascorsa in via Moscato dal 1957 al 1963. In quel periodo, ancora non afflitto dal massiccio svuotamento del centro storico, la Via Moscato, popolata in ogni abitazione che su di essa si affacciava, non aveva la fisionomia di una strada, ma di una promanazione dei piccoli spazi domestici, al punto che le famiglie che vi abitavano finivano con l’essere un’unica grande famiglia. I bambini erano figli della comunità, io stessa ho beneficiato della generosità della zia Assunta che, prodiga di latte materno, non esitò a contribuire al mio allattamento e chi poteva si prestava a spupazzarci per consentire alle mamme l’assolvimento delle quotidiane faccende domestiche; le donne diventando così le mamme di tutti, si relazionavano in rapporti di fraterna collaborazione e le poche ore in cui la strada si svuotava dal loro cicaleggio era quando, uno dopo l’altro, rincasavano gli uomini dopo una giornata di faticoso lavoro. Era quello il momento in cui ogni donna, chiamando a raccolta i figli, rientrava fra le mura domestiche al seguito del proprio consorte in atteggiamento di devota riconoscenza. La famigliari si riuniva così attorno al desco familiare e provava a vivere il proprio spazio di privacy. Ma la Via Moscato è così stretta che, in realtà, la riservatezza di ognuno cominciava là dove gli altri si imponevano di far finta di non aver sentito o di non avere visto nulla. Dopo cena, uno alla volta, si tornava in strada a rubare al sonno le ore più fresche della giornata perché, nelle belle stagioni, le porte delle case si spalancavano al sorgere del sole e lasciavano fuori la strada solo quando il sonno aveva il sopravvento anche sul bisogno di godere dell’ultimo filo di brezza. Penso che se la Via Moscato potesse parlare, ci racconterebbe di una comunità solidale e affiatata in cui anche gli sporadici episodi di banali litigi, consumati a suon di parolacce e di tirate di capelli, hanno contribuito a rendere più forte il legame fra tante persone perbene.
(FINE 1ª PUNTATA……………………CONTINUA) G.P.