I fasci unione dei comuni

La Sicilia post-unitaria Situazione socio-economica All’indomani dell’Unità d’Italia la Sicilia, secondo alcuni, possedeva tutti gli elementi necessari al suo decollo economico commerciale-industriale. In altre parole, era opinione diffusa che sarebbe bastato qualche decennio di buon governo sabaudo per fare della perla del Mediterraneo, ormai libera delle pastoie burocratiche borboniche, un’oasi felice di ricchezza ed il ponte naturale tra Europa ed Africa. Era realmente così? O fu veramente colpa dei piemontesi non essersi accorti delle reali condizioni dell’Isola e della sua arretratezza plurisecolare, della povertà endemica di una terra potenzialmente ricca ma appena svincolata dai lacci del feudalesimo? Forse molti la confondevano con l’eden, con la terra del mito, dell’eterna primavera di Demetra e Core, col granaio romano, con la leggenda degli Svevi; per taluni era sinonimo di fragranze, di mandorle grosse come noci, di frutti copiosi: un paese esotico cui sarebbe bastata una certa stabilità politico-amministrativa, soddisfare alcune esigenze per eliminare ogni problema. Quale italiano conosceva effettivamente la Sicilia, che più che da Torino, Milano o Firenze negli ultimi secoli era stata attratta dai salotti parigini? E la cui classe dirigente aveva avversato sistematicamente tutti i tentativi di ammodernamento dei suoi viceré?

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