Sintassi

Morfosintassi

Prendendo sempre, per comodità e arbitrariamente, come punto di riferimento la Lingua Italiana, sono numerosissimi i casi in cui il Siciliano presenta una morfo-sintassi distinta. A seguire ne elenchiamo alcuni.

Frasi ipotetiche

I periodi ipotetici in Lingua Siciliana vengono resi con il doppio congiuntivo, presente, cioè, tanto nella protasi (o dipendente), quanto nell’apodosi (o reggente). “Se lavorassi di meno avrei più tempo da dedicare a me” si traduce: si travagghiàssi chiù picca avìssi chiù tempu pi mia, dove è evidente la presenza del congiuntivo anche nell’apodosi che, in italiano, richiede, invece, l’uso del condizionale

Assenza delle frasi passive

L’uso delle frasi passive in lingua italiana è molto meno diffuso di quello delle frasi attive; si può affermare che l’impiego delle frasi attive è più naturale e preferibile, con la eccezione di alcuni casi. Nel Siciliano, invece, l’uso del passivo è addirittura totalmente assente. Per cui la frase “Gioacchino è stato ucciso da Gaspare” si tradurrà Aspànu ammazzò a Jachìnu, ossia usando la forma attiva. Perfino quando il soggetto dell’azione non è identificato, in Siciliano si usa sempre la forma attiva coniugando il tempo alla terza persona plurale. Pertanto la frase “Filippo è stato ucciso” si traduce Ammazzàru a Fulìppu.

Uscire, Entrare, Salire, Scendere: in alcuni casi queste azioni possono essere transitive

I verbi nèsciri (uscire), tràsiri (entrare), acchianàri (salire), scìnniri (scendere) possono avere una valenza di transitività in quei casi in cui sono usati con il significato, rispettivamente, di “mettere, portare fuori”, “mettere, portare dentro”, “portare sopra”, “portare giù”. Pertanto “portare fuori il bambino per fargli prendere un pò di sole” si traduce nèsciri lu piccirìddu pi fàricci pigghiàri n’antìcchia di suli; “mettere la macchina in garage” tràsiri la màchina; e una persona che, per esempio, da una finestra del primo piano di un edificio, si rivolge ad un’altra che sta in strada dicendo “per favore, mi puoi portare su i pacchi della compra ?” si traduce pi piacìri, mi poi acchianàri la spisa ?; così come “mi porti giù la sedia ?” si traduce mi scinni la sèggia ?. Questo uso transitivo di alcuni verbi di moto non è esclusivo del Siciliano; si pensi, ad esempio, alla Lingua Spagnola (“entrar el coche”; “bajar algo”; “subir algo”; etc.). Tale uso è diffusissimo nell’Italiano Regionale di Sicilia; anzi ne è la regola (“entrare/uscire la macchina dal garage”; “salire/scendere un oggetto”); da qualche tempo questo uso si sta lentamente diffondendo anche in altre parti d’Italia perché viene visto come un modo di dire pratico e “simpatico”.

Complemento oggetto

Il complemento oggetto, se trattasi di oggetto animato, quasi sempre viene preceduto dalla preposizione a: “Ho visto tua sorella” si traduce vitti a to soru. Per gli oggetti inanimati non si usa preposizione: vitti li stiddi (“ho visto le stelle”). Anche questo uso è riscontrabile in Spagnolo e nell’Italiano Regionale di Sicilia.

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