Il Partito Comunista Italiano nel ‘900 ciancianese

(ricostruzione attraverso testimonianze)

 Il PCI ha svolto un ruolo politicamente meno appariscente rispetto al PSI, che in paese ha sempre ottenuto più consensi, ma è stato costantemente al fianco dei lavoratori e della popolazione interpretandone bisogni e aspettative, guidandoli quando è stato necessario e non sottraendosi mai al confronto.

Com’è noto, il PCd’I nasce con la scissione di Livorno nel 1921 ma gli ideali del socialismo a Cianciana si erano radicati sin dall’ultimo decennio del secolo precedente, come testimonia la vicenda dei Fasci siciliani, che da noi ebbero una sezione.

Non è stato facile crescere e ancor meno affermarsi per diffidenza diffusa e l’emarginazione nella quale lo spingeva la mafia che negli anni Venti a Cianciana era “alta”. E’ emblematico, in tal senso,  l’episodio (fine 1921) accorso all’on. Domenico Cigna che, dopo un famoso discorso alla Camera sull’ordine pubblico in Sicilia nel quale denunciava il perverso connubio tra malavita organizzata e politica, sulla SS. 118, all’altezza della “Trincea di Garibaldi”, fu aggredito da un gruppo  di malfattori, malmenato e salvato dall’intervento dei Carabinieri, sollecitati da un magistrato.


Il PCI era nato da poco ma a Cianciana non ebbe il tempo di organizzarsi perché il fascismo, nel volgere di poco tempo, mise fuori legge tutti i partiti politici.

Ne fu l’anima Domenico Cuffaro che operò clandestinamente per riorganizzare il Partito in provincia, spacciandosi nel suo peregrinare per agente di commercio, accompagnato nei suoi spostamenti a cavallo dal sig. Giovanni Gambino.

Cuffaro venne arrestato più volte, anche preventivamente, e quando era a Cianciana era ospitato dallo zio, il maestro  G. Abate.

Nemmeno il secondo dopoguerra fu facile: c’era molta povertà e disperazione diffusa, come testimonia l’episodio di spoliazione, da parte di alcuni ciancianesi, dei cadaveri dei bersaglieri che, al Salacio, erano stati massacrati dagli Americani (1943).

D. Cuffaro, che sarebbe stato eletto due volte deputato regionale, faceva la spola tra Sambuca  e Cianciana; una sua più costante presenza in paese sarebbe stata sicuramente più incisiva e avrebbe aiutato il Partito a crescere.

Il primo segretario di sezione dopo Cuffaro fu, nel 1946, Gaetano Marino, cui subentrò Alfonso Amato, che era stato nella Resistenza.

In quegli anni fu a Cianciana, come commissario per riorganizzare il Partito in zona, Giglia Tedesco, ospite del Marino per cinquanta giorni.

Non vigeva il “centralismo” democratico perché tutte le questioni venivano dibattute democraticamente, dando a tutti la possibilità di esprimere le proprie opinioni.

Nel 1947 i dirigenti comunisti locali furono a fianco dei circa centocinquanta braccianti che tentarono di occupare le terre dell’ex-feudo Bissana, come furono accanto agli zolfatari durante gli scioperi e l’occupazione delle miniere del 1953. Saro Monaco e i suoi familiari, X Marino, P Castellano, A Caruana furono tra i più attivi nella lotta, anche se i meriti maggiori poi andarono ai socialisti.

Saro Monaco era segretario di sezione e componente del Direttivo   e…  (Lega).

Il segretario della CGIL locale è stato generalmente un socialista ma la vera anima delle Leghe erano i comunisti, che andavano molto d’accordo con la “base” socialista. Vincenzo Alfano era attivissimo nell’INCA. Numerose furono le iniziative a favore degli zolfatari, dei braccianti, dei coltivatori diretti e dei mezzadri, volte al loro innalzamento materiale e culturale. Gasparino Di Prazza, coadiuvato anche dai compagni comunisti, andava in giro per le campagne per fare assicurare i lavoratori e far rispettare l’applicazione del Decreto Gullo.

In quegli anni la mafia e le calunnie nei confronti della Sezione e dei suoi iscritti continuavano nella loro azione, alienando al PCI le simpatie dell’intelighenzia locale.

A Saro Monaco, perito in zolfara nel 1957, furono negati funerali religiosi e V. Marino dovette sposarsi col solo rito civile, in Municipio (terzo matrimonio del genere in Italia). L’azione della Chiesa nei confronti dei socialcomunisti era risoluta in tal senso.

Il Partito comunista ciancianese, che aveva due consiglieri comunali, nel ’56 col Blocco del Popolo e grazie alle divisioni interne alla Democrazia Cristiana, che per l’occasione presentò due liste, vinse le elezioni con Antonino Calamo, socialista, sindaco. Tre furono i consiglieri comunali in quella legislatura, il cui vicesindaco fu Giovanni Di Prazza, che si proclamò indipendente. L’Amministrazione Calamo non giunse alla fine naturale del mandato per dei provvedimenti impopolari e nel 1960 il sindaco tornò ad essere un democristiano.

Cominciavano le giunte di centrosinistra. I rapporti tra il gruppo dirigente del PCI e la corrente socialista di Calamo non erano dei più idilliaci e più volte alcune proposte dei comunisti (un cantiere per sistemare la strada d’accesso al Calvario, rimboschimento di Monte Cavallo) furono respinte.

Nel 1953 gli iscritti al Partito erano73 e  la FGCI contava 150 tesserati.

Nel 1960 l’ex-sindaco Antonino Calamo fu eletto deputato. La sezione comunista si rifiutò di appoggiare il “paesano”, socialista, nonostante le insistenze di Vincenzo Augello, Giuseppe Croce e Giuseppe Medardo, la cui proposta venne bocciata, macontro i tre non vennero presi provvedimenti.Sempre nel ’60 i consiglieri comunali eletti nelle file del PCI furono Olindo Carubia e Vincenzo Marino (segretario di sezione dal 1957 al ’63)che avanzò la proposta del rimboschimento in sede sindacale ad Agrigento, trovando un interlocutore interessato in X Palumbo.

Negli anni ’50 e ’60 i veri nemici del PCI a Cianciana furono, comunque, la mancanza di lavoro, l’emigrazione  (i compagni si sarebbero impegnati nelle loro nuove residenze) e l’assenza degli intellettuali.

Al momento della chiusura delle zolfare i dirigenti del locale PCI premettero perché agli ex-minatori venisse offerta un’altra chance attraverso dei corsi di riqualificazione professionale e garantendo loro una buonuscita. In quell’occasione si verificarono episodi poco chiari con gente che non aveva mai lavorato in miniera ammessa ai corsi di qualifica e in grado di percepire assegni.

Tra il 1970 e l’’80 alcune categorie, soprattutto giovani studenti, cominciano ad avvicinarsi al PC e scema via via la discriminazione nei suoi confronti, anche se qualcuno durante gli anni di piombo dipingeva i comunisti come fiancheggiatori delle brigate rosse. Ma i tempi e le persone mutano.

Gli anni ’90, che segnano una rottura anche a livello nazionale (svolta della Camilluccia) col passato, sono quelli della svolta e del cambiamento e finalmente si cominciano a raccogliere i frutti del lungo lavoro e del messaggio insito nel “compromesso storico” di E. Berlinguer.

Nel 1991 Vincenzo D’Angelo, docente in un Istituto superiore e , poi, prematuramente scomparso, diventa sindaco di Cianciana: il primo sindaco espressione del PCI/PDS.

Nel 1994 fu eletto sindaco, il primo scelto direttamente dal popolo, Gaetano Pulizzi, diessino.

Erano gli anni di Tangentopoli e Mani pulite. In seno ai Ds non c’era accordo e qualcuno voleva presentare una terza lista da opporre ai due candidati alla carica di primo cittadino, Gianni Di Noto e, appunto, Tanino Pulizzi.

La frattura rientrò prima del ballottaggio e condusse alla vittoria del Pulizzi, che ha lavorato come e più d’un mulo, anche se i frutti della sua dura fatica sarebbero stati apprezzati in seguito.

EUGENIO GIANNONE

I SAGGI DI   E. GIANNONE

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