Maria Rosaria Mutolo – Lu paradisu è cca, Ila Palma ed., Palermo 2007

Maria Rosaria Mutolo, Lu paradisu è cca, Ila Palma ed., Palermo 2007
   E’ una silloge di 32 componimenti in lingua siciliana che segna l’esordio letterario di M. Rosaria Mutolo, autrice palermitana, che ha sempre coltivato l’amore per l’arte e la poesia. La raccolta è dedicata all’Arenella, borgata che, oltre che con i versi, è illustrata da quindici vecchie immagini del repertorio fotografico che chiude il volume.
   Lu paradisu è ccà è un inno d’amore, ispirato dall’orgoglio dell’appartenenza, per questa meravigliosa, martoriata e ingrata Terra, nata da uno “Scrusciu”: “… la vasata / di Diu quannu criò la Sicilia!”.
   Ciò che maggiormente colpisce nel discorso poetico della Mutolo e della sua lingua sono la levità della farfalla e il fresco, ingenuo, incantato candore con cui guarda e dà nome alle cose, agli eventi. Traspaiono sentimenti delicati per le persone care, per gli affetti amicali e parentali che la lontananza non lenisce, illustrati attraverso il gergo del borgo, quasi espressioni carpite alla gente, filtrato da un dettato poetico con i suoi temi di ordine sociale e morale.


   Maria Rosaria con i suoi versi non pretende “di cambiare il mondo”, “ma di smuovere le coscienze”, invitandole e riflettere, a non “stari ammucciati”, a sconfiggere il pregiudizio, a fabbricare la speranza, a riscoprire sentimenti genuini (cfr. “Pirocchiu arrinisciutu”), a guardare la vita da questa nostra sponda bevendo “un bicchieri di suli”.
   Non le sfugge il dramma dell’emigrazione, strazio per chi parte e per chi resta, ma invita a rimanere nel nostro paradiso, perché “a forza di siminari frumentu / prima o poi quarchi spica havi a spuntari”.
   Ecco, forse se vogliamo trovare una pecca nella raccolta, bisogna sottolinerae che nessuno lascia volentireri le persone e i luoghi cari; che partire – che è sempre un po’ morire – è un atto d’amore verso chi vogliamo bene e una sfida a noi stessi.
   Forse un giorno, quando? i Siciliani non andranno più via, come pure fecero Teocrito e Ibn Hâmdis, e si ubriacheranno di sole.
   Ma, in fondo, anche questo messaggio di speranza si può legger tra le righe.
                                                                       Eugenio Giannone

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