Che forza i nostri progenitori protostorici! La loro storia è una saga avvincente, essi possiedono tutto per mantenere vivo il nostro interesse. Per prima cosa non si riesce ad individuare la loro origine: si fanno tre ipotesi intriganti e cariche di mistero. Eccole:
- Dal momento che gli storici greci e latini lasciano dedurre la presenza dei Sicani già dal Neolitico, si formula l’ipotesi di un’origine autoctona (lo afferma lo storico Timeo riportato da Diodoro);
- I più invece propendono per un’origine iberica a motivo dell’esistenza allora di un fiume chiamato Sicano (Tucidide che riprende Antioco di Siracusa);
- Altri infine pensano ad un’origine berbera a motivo di recenti studi biologici che accomunerebbero i due popoli: tra i caratteri simili vengono indicati il colore chiaro dei capelli e degli occhi.
In ogni caso è certo che i Sicani popolavano in origine la maggior parte della Sicilia, prima dell’arrivo dei Siculi e degli Elimi, avvenuto secondo lo storico Dionigi di Alicarnasso “tre generazioni prima della guerra di Troia”, quindi intorno al 1270 a.C. I nuovi arrivati contesero, com’è naturale il territorio ai Sicani e li costrinsero a ritirarsi nella parte centro occidentale dell’Isola.
Ma chi erano i Sicani e com’erano? Erano miti, ma valorosi e cavallereschi e non depredavano i nemici abbattuti in battaglia, come invece facevano tutti gli altri eserciti del Mediterraneo. L’armamento del guerriero sicano era composto da una lancia, da un arco ottenuto da legno trattato con resine di bosco e tendini di orso, e da un coltello ricurvo di selce detta sike. Erano ottimi agricoltori e si presume abbiano scoperto il grano e la sua coltivazione; erano anche pastori, ma non mangiavano carne di animali; coprivano di ocra i corpi dei morti e li cremavano su pire.
Insomma erano il popolo felice indicato da Omero come possessore di un ambiente dove i frutti crescevano non coltivati in abbondanza. Siffatto popolo felice doveva perciò avere un re mitico. Questo re era Cocalo che regnava dalla capitale Camico, città perfetta perché arricchita e strutturata da Dedalo, il più grande architetto dell’antichità. E qui la storia si fa mito: Dedalo scappò via dalla prigionia di Creta assieme al figlio Icaro con ali tenute insieme dalla cera. L’ardimento giovanile del figlio però lo fecero avvicinare troppo al sole che sciogliendo le ali ne provocò la mortale caduta, mentre il padre attraverso un volo radente arrivò in Sicania dove alla corte di Re Cocalo venne accolto con onori e gli vennero commissionate opere grandiose. Il seguito della storia dice che Minosse re di Creta arrivò in Sicania con una flotta e con un esercito e richiese la restituzione del suo prigioniero. Re Cocalo finse di accondiscendere, invitò il re cretese ad una festa, ma poi lo tradì facendolo uccidere dalle figlie nel corso di un bagno. La leggenda di Dedalo costruita dai greci mascherava il fatto che molte delle opere architettoniche grandiose attribuitegli, invece preesistevano all’arrivo dei colonizzatori, erano cioè il frutto di una civiltà che dovette essere importante, strutturata politicamente e militarmente e dai caratteri religiosi profondi se è vero che i greci si appropriarono di alcune delle divinità sicane e le piazzarono nel loro Olimpo. Le grotte della Gurfa per esempio sono una formidabile prova di architettura avanzata come ha dimostrato il professor Carmelo Montagna in recenti decisivi studi. Ma dov’era ubicata Camico? Qui il dibattito si fa serrato tra gli storici che talvolta fanno battaglie di campanile. Chi scrive non vuole fare eccezione: Camico era sugli attuali Monti Sicani, presumibilmente a Cammarata, lo dice la morfologia del nome e quanto riportato da uno storico antico (Diodoro Siculo): “i Sicani abitavano le alte vette dei monti”. Se è vero ciò perché avrebbero costruito la loro capitale a valle? La disputa può ripartire!
Vito Lo Scrudato