Il primo passo verso il matrimonio era “la taliata”; quelle occhiate ammiccanti, insistenti e interessate che lui lanciava a lei; alla ragazza “schetta “ in quelle rare occasioni in cui la incontrava, per strada o in chiesa, accompagnata sempre dalla madre o da qualche parente stretto “ fimmina sula perdi la vintura!”. Dopo “ l’occhiatura” le occhiate, siano queste corrisposte o non, essendo “ l’uomu cacciaturi” l’uomo cacciatore andava a cercare la sua “preda” anche in chiesa o passava e ripassava dalla strada dove ella abitava: Iniziava, così: “la turiata” un corteggiamento assiduo e costante, nel quale, lui cercava in tutti i modi ed a volte anche con i mezzi, di attirare su di sè le attenzioni, le simpatie e gli interessi di lei.
“ Quannu lu piru è fattu cadi sulu! “
– Quando la pera è matura casca da sola! Consigliava la madre alla figlia corteggiata; volendo dire che, se lui la voleva veramente, prima o poi avrebbe mandato qualcuno a chiedere ufficialmante la sua mano e, per dirle anche, di non esporsi troppo e di non incoraggiarlo eccessivamente. “’N’occhiata oi e ‘n’arrisiddru dumani!” – Un’occhiata oggi e un sorrisino domani! “ -Appena casdia l’ogliu: poi lu vidi comu frii lu pisci!” – Non appena riscalda l’olio: poi vedi come frigge il pesce! Raccomandava con ciò, alla figlia, di avere pazienza. – “Li cosi disiati: sunnu sempri cchiù apprizzati!” – Le cose desiderate: sono sempre più apprezzate! Questi discorsi valevano quando lo spasimante veniva considerato un buon partito, perchè, in caso contrario, sempre la mammina: “Lu spicchiu c’avemmu intra nni vasta! “ – La lucerna ad olio che abbiamo a casa ci basta! Per dire, di un qualche pretendente, che non avrebbe potuto portare prestigio alla famiglia. Comunque, di solito, si accettava il corteggiatore senza fare tante storie, poichè, in quei tempi andati, le condizioni economiche, sociali e culturali degli abitanti di quei paesini; di quei luoghi dell’entroterra della Sicilia, erano pressochè uguali. Si poteva, semmai, discutere sulla bellezza fisica, sul carattere o sull’intelligenza dello spasimante….Ma quando in una famiglia, solitamente, numerosa, come a quei tempi, potevano anche esserci tre-quattro donne da marito: che cosa c’era da discutere?…”Li biddrizzi nun inchinu cannizzi!” – Le bellezze non riempiono panieri!- “Cu cerca grana cerca corna!” – Chi cerca soldi cerca corna! – Tutti modi di dire, frasi inventate e dette all’occorrenza.
Intanto “ l’olio incominciava a riscaldare” e lo spasimante “ friggeva” e fremeva d’amore, a quel punto, con il consenso del proprio padre, inviava, in casa dell’amata un “trammizzaturi” intermediario; un “ruffianu” un paraninfo; una persona esperta in questo genere di ambasciate; “d’intricci” di intrecci amorosi. Si poteva inviare anche un parente, di lui o di lei, o persona che, tra quella gente, godeva di stima, di rispetto, di credibilità. In casi particolarmente difficili: un prete, se non il sindaco. Combinato “lu ‘ntrizzu” l’intreccio; il fidanzamento: le due famiglie si premuravano di rendere pubblico l’evento informando i parenti, i vicini di casa….”Diju e lu populu” Dio e il popolo.
Agostino D’Ascoli