L’Emigrazione ciancianese nel XX secolo

  Il primo riferimento scritto sull’emigrazione ciancianese si trova nel dramma “Gabrieli, lu carusu” di Alessio Di Giovanni, che, pubblicato nel 1908, narra avvenimenti succedutisi a decorrere dal 1893 e legati alla parentesi fasciante, che a Cianciana fu una vera e propria meteora, anche se i disagi di contadini e zolfatari erano identici a quelli degli altri centri dell’Isola.

Il rimando all’esodo è esplicito nel secondo e nel terzo atto dell’opera digiovannea (Cummari Filicia: “…so’ frati cci avìa mannatu deci liri di l’America”; fra’ Sarafinu: “Cu‘ avi figghi nni l’America … cu sta figgiulanza è sarvu…”), ma ciò che risulta singolare, meditando sulla notazione, è il fatto che già attorno agli anni ’80 del XIX secolo ci fossero ciancianesi emigrati, perché, proprio in quegli anni, in paese, si poteva parlare di “piena occupazione” al punto che, nella seconda metà del secolo la popolazione, grazie all’apertura delle miniere, passò dai 3815 abitanti del 1852 ai 7306 del 1901.

Il fenomeno non è inspiegabile se si considera la crisi dell’agricoltura di quegli anni, il bracciantato diffuso e perciò ricattabile, le speranze legate Fasci (1893-94) e agli scioperi (1904) frustrate, la crisi (che da lì a poco diventerà irreversibile) del settore estrattivo che imponeva sacrifici indicibili.

Fu proprio la consapevolezza del malessere, dell’eccessivo sfruttamento e la convinzione che altrove si potevano riscontrare condizioni di lavoro che consentissero un più decoroso tenore di vita e una maggiore dignità ad indurre molti ciancianesi, cittadini valplatanesi di recente acquisizione e con spirito di frontiera innato, a lasciare la propria terra e a masticare pane amaro, mentre in paese arrivava una nuova “orda”, ignara delle reali condizioni di vita e lavoro in miniera e attratta dal miraggio d’un lavoro sicuro e durevole in zolfara.

Fu così che i Ciancianesi, nuovi e vecchi, si sparpagliarono per i quattro punti cardinali della terra, dirigendosi negli USA, in Argentina, in Brasile e, in seguito, anche in Venezuela (’Mericazuela), nei paesi dell’attuale UE, in Australia, Canada, Sud-Africa, nella Padania, costituendo numerose piccole colonie, attraverso una specie di catena di Sant’Antonio (che non per nulla è il Patrono della Città) per cui il nuovo emigrante si recava là dove sapeva di poter contare, per i primi bisogni in terra straniera, su un parente, un amico, un conoscente, un compaesano già in loco.

Rosario, Rive de Gier, Hoddesdon, Cernobbio, Parma e Vicenza sono città dove sono cresciute le Cianciana non siciliane e non stupisca che il 13 giugno i Ciancianesi di Hoddesdon celebrino l’antico Patrono; ma Ciancianesi si trovano anche in Panama, in Guadalupa e in altri impensabili posti.

“Ovunque c’è amore c’è un …” recitava un vecchio spot televisivo; parafrasando, potremmo dire “ovunque ci sono uomini c’è un ciancianese”.

A descrivere le condizioni psicologiche della partenza, dei debiti contratti per il biglietto e del primo impatto in terra straniera con le sue difficoltà valgano i versi del Poeta (“Tu lascerai ogne cosa diletta / più caramente; … / Tu proverai sì come sa di sale / lo pane altrui, e com’è duro calle / lo scendere e ‘l salir per l’altrui scale”) e il distico d’una canzone napoletana (“Mo tengo qualche dollaro e me pare / che non so‘ stato mai tanto pezzente”), mentre sulle modalità di spostamento, estenuante e avventuroso, rimandiamo, oltre che alla notevole bibliografia esistente, al meritevole lavoro degli alunni della locale Scuola media e alla tesi di laurea del dott. Marcello Martorana, giacente presso la Biblioteca comunale.

Emigravano generalmente i soli uomini, per lo più giovani e single, contadini soprattutto, zolfatari, qualche artigiano, qualche nullafacente o tenente, con la speranza di far fortuna, mettere da parte un gruzzoletto col quale, una volta rientrati, comprare un pezzo di terra e lavorare in proprio o aprire una bottega artigiana e metter su famiglia. Emigrava, anzi scappava anche qualche ”prisijutu”, perché ricercato dalla legge. E a questo proposito è gradevole riportare un aneddoto secondo il quale un giovane, volendo emigrare in Argentina, aveva chiesto consigli ad uno zio in Sud America da qualche tempo, che gli rispose, più o meno, in questi termini: “Caro nipote, se sei prisiutu puoi venire ché non ci sono problemi, se cerchi lavoro allora è meglio che resti dove sei”. Molti ben presto dovettero accorgersi d’aver lasciato la “’Merica” in Italia, rimpiansero il passo fatto e restarono nella patria d’adozione. Altri, pochi in verità, fecero ritorno, ma i più si fecero raggiungere dalle famiglie che erano rimaste nel paesello.

Analizzando i dati a nostra disposizione sulla popolazione nei primi vent’anni del ‘900, un dato balza subito agli occhi.

Dal 1901 al 1921 la popolazione residente diminuisce di 396 unità.

E’ vero che durante questi vent’anni c’era stata la prima grande carneficina mondiale, come è vero che la spagnola aveva mietuto centinaia di vittime, ma l’incremento naturale della popolazione, con famiglie numerosissime, era notevole.

Al 1921 la popolazione avrebbe dovuto toccare quota 9.425, che è la cifra che emerge contro i 6.910 censiti. Infatti dal 1902 all’11 l’incremento naturale è di 1451 unità e nei dieci anni successivi di 668. Se sommiamo 1.451+668 ai 7.306 abitanti del 1901 dovremmo avere, appunto, un ammontare di 9.425. Mancano, quindi, rispetto al dato ufficiale, 2.515 persone.

Dal 1922 al 31 il tasso attivo è di 1.109 e nei cinque anni successivi di 610. Riprendendo il discorso precedente e assumendo a base il dato ufficiale del 1921 (6.910 abitanti) dovremmo avere: 6910+1109 = 8.019 abitanti contro gli ufficiali 7.376. Mancano all’appello 1.059 ciancianesi.

Il discorso, di decennio in decennio, potrebbe continuare fino ai nostri giorni. Ragionando, e per concludere su questo punto dolente, nel 1951 gli abitanti avrebbero dovuto toccare la cifra di 8.960, il che ci induce ad affermare che nella seconda metà del secolo XX Cianciana ha perso ulteriori 4700 abitanti.

Dov’erano finiti i Ciancianesi nella prima metà del ‘900? E’ ovvio: all’estero; qualcuno negli Stati Uniti (più tardi designati come “la ’Merica bbona”), i più in Argentina (dove alcuni vennero facilitati nell’inserimento dalla conoscenza della musica e dal saper suonare uno strumento). Negli anni a seguire nemmeno il Fascismo, con la sua politica restrittiva, riuscì a bloccare il flusso e molti concittadini continuarono a dirigersi, più che nelle colonie a godere del “posto al sole”, verso le potenze “plutocratiche”.

Negli anni Venti la rotta verso l’America, soprattutto meridionale, era sempre intasata e, tra gli altri, emigrarono Salvatore, Fortunato e Antonino Giannone, geometri, che raggiunsero il fratello Giuseppe, laureato in ingegneria al Politecnico di Torino, partito qualche anno prima. L’accenno a don Josè Giannone non è casuale ed egli può essere ritenuto l’emblema del ciancianese che all’estero è riuscito a sfondare. Assieme ad altri, l’ing. Giannone fondò la Facoltà di Scienze Economiche, Commerciali e Politiche dell’Università di Rosario, come ricorda una lapide dell’Ateneo rosarino (1950), che gli ha pure intitolato un’aula. E’ dedicata a Gaspare Giannone, figlio di Antonino, una piazza in un’altra cittadina platense.

Dall’Argentina si diresse verso la California una famiglia Ferraro e – molti lo ricorderanno – John Ferraro rivestì la prestigiosa carica di Presidente del Consiglio municipale di Los Angeles, cioè di una città di oltre dodici milioni di abitanti. Ci sfugge il nome d’un sindaco “ciancianese” di Santa Monica, sempre in California. Bernardino Barbera è medico di successo in Australia; chirurgo di chiara fama, a Rosario, è Onofrio Pensato. Angela Preganò Knight è apprezzato soprano statunitense. Leopoldo Cordova “trovò un Perù” proprio nella nazione sudamericana, Salvatore Carubia è Preside di uno dei Lycée più prestigiosi di Parigi (attualmente comandato a Roma), Alfonso Reina, australiano nostro, è avviato ad una splendida carriera nella diplomazia; molti Ciancianesi di Hoddesdon e dintorni sono milionari. Recentemente Miguel Angel Milano e Fernando Ciraolo, pur essi rosarini, sono stati insigniti, dal Presidente Ciampi, rispettivamente dei titoli di Cavaliere e Commendatore della Repubblica. Alcuni sono diventati “qualcuno” nel mondo del lavoro, della finanza e per virtù manageriali, altri famosi per opere d’ingegno (scrittura, scultura, altre arti).

A conclusione della II guerra mondiale (ricordiamo che il conflitto in Sicilia termina, in pratica, nel 1943), riprende il flusso migratorio verso l’Argentina, che sembra fare il paio con quello che aveva preceduto la Grande Guerra.

Ad emigrare verso il Rio de la Plata questa volta non sono i soliti sventurati ma molti artigiani e qualche contadino non povero, attratti dalla ricchezza del paese sudamericano, la cui moneta era più prezzata del dollaro. Non dà frutti l’occupazione delle terre.

In quegli stessi anni gli occupati in zolfara sono mediamente 300, divenuti 421 nel 1953, anno del famoso sciopero.

Nel 1947, a causa di una vertenza tra i gestori delle zolfare e i minatori, s’erano registrati ventuno giorni di sciopero, che non avevano sortito i benefici salariali sperati dai lavoratori (spuntarono un salario di 375 lire giornaliere), che cominciarono a dirigersi, anche clandestinamente, in Francia, nella zona del Gier e della Mosella dove trovarono occupazione in miniera, in fabbriche di vetro o nella metallurgia. Di più furono i contadini.

Tra il 1953 e il 1954, in un solo anno, gli occupati in miniera diminuiscono di 70 unità.

Negli anni ’60 il flusso migratorio interno ebbe come meta la Lombardia, con a capo la provincia di Como e i Ciancianesi si stanziarono, oltre che in quel capoluogo subalpino, a Cernobbio e Maslianico soprattutto; molti lavoravano in Svizzera come frontalieri.

Nello stesso periodo molti ex-zolfatari scelgono i bacini minerari di Francia, Germania e Belgio, nonostante i tristi ricordi legati alla tragedia di Marcinelle, mentre molti contadini poveri o braccianti si dirigono in Inghilterra, dove non era facile entrare.

Non indifferente l’emigrazione (anni 1968 e ’69) verso l’America anglosassone e l’Australia; dieci scelsero il Sud-Africa, dove oggi vivono una ventina di Ciancianesi.

Nel periodo preso in esame 768 concittadini si diressero ufficialmente all’estero (il paese che ne accolse di più fu la Gran Bretagna con 277 unità, seguita da Francia -144- e Belgio-126), mentre scelsero l’Italia continentale 1756 persone, gran parte delle quali mantenne la residenza originaria.

A guardare il decremento della popolazione (8177 abitanti nel 1958) risulta anche chiaro che esso è inversamente proporzionale al numero degli addetti alla produzione zolfifera.

Le rimesse degli emigrati si riverberano sull’economia cittadina: vengono sistemate le abitazioni, gli elettrodomestici entrano nelle case e le “vedove bianche”, d’accordo con i mariti, fanno studiare i figli, che, negli anni seguenti, da laureati o diplomati, abbandoneranno pur essi il paese.

Il dato di fine anni 60 è catastrofico.

Nel 1971 furono cancellate, in occasione del censimento, 1570 persone e la popolazione ufficiale scende dai 6672 dell’anno precedente a 5102 abitanti. Tali concittadini vengono trascritti all’AIRE, Anagrafe degli Italiani Residenti all’Estero, mantenendo tutti i diritti nell’ex-paese di residenza. Perché non erano stati “cancellati” prima, d’ufficio? I motivi sono tanti: da problemi pensionistici al mantenimento d’una casa popolare, da motivi elettorali a trascuratezza ad altro.

Gli unici periodi in cui si registra una stasi sono relativi agli anni 1973- 75 e ’87-88.

Dal 1990 al 2000 lasciano il paese 1434 individui; 917 preferiscono rimanere in Italia, scegliendo come mete prevalentemente Parma e Vicenza. Molti sono edili, tanti i diplomati e i laureati. La punta massima in questo periodo si registra nel ’94 con 327 partenze; ma è un dato ormai eccezionale, destinato a non ripetersi perché i vecchi non emigrano, non generano; s’intristiscono nell’attesa dell’estate, quando rivedranno per poche settimane figli e nipoti.

A questo punto e con questi numeri parlare ancora d’emigrazione, flusso, esodo, emorragia, mi sembra improprio. Utilizzerei, piuttosto, il termine “tragedia” o “dramma”, individuale e collettivo. E tale effettivamente è se si pensa alle generazioni perdute, alle energie più vitali andate via, alla disgregazione delle famiglie, allo sradicamento di chi parte, alle vedove bianche, ai figli orfani di genitori viventi, alle dignità calpestate, alle morti in solitudine, alle tombe “illacrimate”. Il fatto certo è che questo Paese lentamente ma inesorabilmente si svuota, muore. I dati si commentano e commiserano da soli.

CIANCIANESI

NATI e MORTI dal 1901 al 2000, registrati presso

 l’Ufficio Anagrafe del Comune di Cianciana (AG)

ANNO

Popola-

zione

NATI

 in loco

Nati da emigr.

Totale

Nati

Morti

 in loco

Morti emigrati

Totale

Morti

Saldo

1901

7.306

402

6

408

161

5

166

241

1902

391

0

391

228

4

232

163

1903

389

0

389

255

7

262

134

1904

388

0

388

242

5

247

146

1905

398

0

398

186

6

194

212

1906

331

13

344

179

6

185

152

1907

358

5

363

185

4

189

173

1908

304

4

308

208

3

211

96

1909

297

6

303

177

4

181

120

1910

295

5

300

170

0

170

125

1011

7.638

337

7

344

204

4

208

133

1912

387

8

395

187

2

189

200

1913

343

0

343

188

2

190

155

1914

313

0

313

206

5

211

107

1915

299

5

304

186

3

189

113

1916

242

5

247

157

10

167

85

1917

193

8

201

207

3

210

-14

1918

191

6

197

386

3

389

-195

1919

204

5

209

145

11

156

59

1920

312

12

324

274

6

280

38

1921

6.910

288

4

292

150

16

166

138

1922

258

9

267

178

18

196

80

1923

273

7

280

140

7

147

133

1924

300

8

308

129

7

136

71

1925

263

6

270

136

10

146

127

1926

299

0

299

131

2

133

168

1927

259

2

261

140

5

145

119

1928

273

3

276

170

2

172

103

1929

227

4

231

131

5

136

96

1930

264

8

274

157

7

164

107

1931

6.960

252

3

255

147

1

148

105

1932

235

1

236

108

0

108

127

1933

256

13

269

125

6

131

131

1934

270

3

273

177

5

182

93

1935

267

0

267

128

6

134

139

1936

7.376

244

2

246

124

3

127

120

1937

232

1

233

122

14

136

110

1938

247

2

249

118

7

125

129

1939

245

1

246

123

1

124

122

1940

268

12

280

108

13

121

160

1941

212

5

217

135

17

152

77

1942

179

0

179

166

14

180

13

1943

240

1

241

133

16

149

107

1944

205

1

206

138

6

144

67

1945

182

3

185

128

5

133

54

1946

170

3

173

109

5

114

61

1947

231

3

234

105

1

106

126

1948

191

0

191

66

2

68

125

1949

183

5

188

54

13

67

129

1950

177

4

181

60

10

70

117

1951

7708

164

8

172

77

1

78

87

1952

163

16

179

61

13

74

102

1953

175

9

184

41

11

52

134

1954

207

3

210

64

2

66

143

1955

198

1

197

77

0

77

121

1956

180

5

185

70

4

74

110

1957

154

1

155

64

4

68

90

1958

8.148?

146

7

153

65

11

76

81

1959

8.131?

135

15

150

56

8

64

79

1960

8.119?

107

28

135

64

8

72

43

1961

8.091?

127

33

160

51

5

56

76

1962

8.118?

113

58

171

56

9

65

57

1963

8.106?

102

48

150

55

4

59

47

1964

7.838

119

81

200

50

6

56

69

1965

7.895

98

54

152

40

10

50

58

1966

7.860

83

39

112

59

5

64

24

1967

7.807

91

82

173

42

11

53

49

1968

7.395

83

58

141

44

5

49

39

1969

6.292

76

68

142

57

16

73

19

1970

6.672

69

76

145

59

16

75

10

1971

5.102

80

71

151

66

14

80

14

1972

5.149

54

66

120

49

10

59

5

1973

5.132

44

21

65

63

1

64

-19

1974

5.138

60

56

116

51

20

71

9

1975

5.178

68

86

154

69

15

84

-1

1976

5.261

61

81

142

47

14

61

14

1977

5.268

42

35

77

56

10

66

-14

1978

5.302

49

66

115

61

21

82

12

1979

5.271

48

56

104

63

19

82

-15

1980

5.148

51

49

100

69

19

88

-18

1981

5.145

53

98

151

58

11

69

-5

1982

5.230

42

128

170

57

12

69

-15

1983

5.216

43

119

162

71

37

108

-28

1984

5.194

35

101

136

66

22

88

-31

1985

5.195

57

99

156

63

16

79

-6

1986

5.101

51

120

171

55

23

78

-4

1987

5.137

42

109

151

58

22

80

-16

1988

5.147

52

73

125

62

17

79

-10

1989

5.055

43

109

152

57

33

90

-14

1990

5.067

59

103

162

60

23

83

-1

1991

5.091

42

85

127

45

26

71

-3

1992

5.097

54

65

119

65

36

101

-11

1993

5.042

32

42

74

64

21

85

-32

1994

4.751

37

53

90

63

20

83

-26

1995

4.687

37

70

107

71

24

95

-34

1996

4.580

34

51

85

40

31

71

-6

1997

4.502

30

61

91

59

24

83

-29

1998

4.422

35

63

98

59

42

101

-24

1999

4.334

32

68

100

50

51

101

-18

2000

4.214

28

63

91

44

45

89

-16

                                                                                                                                                                          E. Giannone

Avvertenze – Note e Considerazioni

 

·         E’ possibile, nei dati, qualche errore di calcolo, ma la percentuale dovrebbe essere irrisoria.

·         Il saldo, incremento naturale, attivo o passivo della popolazione, è riferito ai nati e ai morti in paese.

·         Abbiamo considerato come morti in loco parecchi anziani deceduti nei paesi dove risiedevano i figli, presso i quali hanno trascorso gli ultimi tempi di vita. Lo stesso discorso vale per i morti in ospedali zonali e fuori per motivi di cura.

·         Alcuni dei decessi dei primi anni del ‘900 sono avvenuti in Tunisia, dove evidentemente, negli anni precedenti, erano emigrati parecchi ciancianesi.

·         Gli anni 1915-18 sono quelli della Grande Guerra; 1940-45 quelli della II guerra mondiale. Nel mezzo, la guerra d’Africa.

·         Per i caduti in guerra cfr. la ricerca, ancora inedita, del compianto Gaetano Pulizzi. Comunque, nel 1917 sono registrati presso l’Anagrafe comunale 35 caduti, 9 nell’anno successivo. Non sempre le comunicazioni del Ministero della Guerra sono state tempestive, per cui altri caduti sono stati registrati negli anni successivi.

·         Gli anni 1917-20 sono quelli della pandemia della spagnola, che imperversò in tutto il mondo. Pare che i morti per spagnola siano stati in tutto 377.

·         L’anno orribile è il 1918 con 389 decessi, seguito dal 1920 con 283.

·         I nati e i morti all’estero o in altre parti d’Italia sono stati registrati allorché l’Anagrafe ha ricevuto comunicazione da Consolati o Ambasciate o dalle altre municipalità. Ciò comporta che la trascrizione, come quella per i caduti in guerra, possa essere avvenuta anche a mesi o anni di distanza.

·         Venivano registrati assieme ai nati all’estero i trovatelli e i riconosciuti.

·         Il 1901 è l’anno in cui nascono più bambini a Cianciana.

·         Nel 1978, per la prima volta, nessun bambino viene partorito in territorio comunale, preferendo le donne andare in ospedale nei paesi vicini.

·         L’anno meno fecondo è il 1973 allorché vedono la luce solo 65 ciancianesi nel mondo. L’anno in cui, invece, nascono meno locali è l’ultimo del secolo XX, con 28 unità.

·         Nel 1969, per la prima volta, nascono più ciancianesi fuori che in paese; il fenomeno diventerà costante dalla metà degli anni ’70. E’ di segno opposto il discorso sui decessi.

·         Fino al 1972 il tasso della popolazione è sempre attivo per cui essa dovrebbe aumentare; in realtà diminuisce più del suo incremento naturale.

·         Dal 1973, con la sola eccezione dell’anno successivo, il saldo sarà sempre negativo, con la punta massima registrata nel 1995 (-34).

·         Non è facile indicare il numero annuale preciso degli emigrati, perché chi parte difficilmente lo comunica all’Anagrafe del comune di residenza; soprattutto se la meta è l’Italia continentale o un paese dell’UE.

·         Circa i dati relativi alla popolazione residente negli anni 1951 (ab. 8.083), 1958 (ab. 8.145), 1959 (ab. 8.131), 1960 (ab. 8.119), 1961 (ab. 8.091), 1962 (ab. 8.118) e 1963 (ab. 8.106) ho qualche perplessità, perché personalmente mi risulta che mai la popolazione del Paese ha superato ufficialmente gli 8.000 abitanti.

·         Quanti potremmo essere oggi? Difficile quantificare. Molti emigrati hanno rinunciato alla cittadinanza italiana optando per quella della nuova patria; i loro figli, nella maggior parte dei casi, sono diventati americani, argentini canadesi, belgi e cos’ via. Se poi si considera che presso le generazioni che ci hanno preceduto le famiglie erano assai numerose, dovremmo fare una serie di moltiplicazioni che, forse porterebbero il numero dei Ciancianesi (e/o loro discendenti) a 40/45.000. Ma è un’ipotesi che lascia il tempo che trova perché non verificabile scientificamente.

TAB. A

POPOLAZIONE

                                 

Anno Popolaz. Variaz.+/- Saldo +/-

1951

7708

      –

1958

8146

65

81

1959

8131

-17

79

1960

8119

-16

43

1961

7740

-28

76

1962

8118

27

57

1963

8106

-12

47

1964

7838

– 268

69

1965

7895

57

58

1966

7860

-35

24

1967

7807

-53

49

1968

7395

-412

39

1969

6992

-403

19

1970

6672

-320

10

1971

5102

-1570

14

1972

5149

47

5

1973

5132

-17

-19

1974

5138

6

9

1975

5178

40

-1

1976

5261

83

14

1977

5268

7

-14

1978

5302

34

12

1979

5271

-31

-15

1980

5148

-123

-18

1981

5145

-3

-5

1982

5230

85

-15

1983

5216

-14

-28

1984

5194

-22

-31

1985

5195

1

-6

1986

5101

-94

-4

1987

5137

36

-16

1988

5147

10

-10

1989

5055

-92

-14

1990

5067

12

-1

1991

5091

24

-3

1992

5097

6

-11

1993

5042

-55

-32

1994

4751

-291

-26

1995

4687

-64

-34

1996

4580

-107

-6

1997

4502

-78

-29

1998

4422

-80

-24

1999

4334

-88

-18

2000

4214

-120

-16

                                        Dall’ Anagrafe

TAB. B

                                                      EMIGRATI 1958-1970

ANNO

POPOLAZIONE

EMIGRAZIONE INTERNA

ESTERO

1958

8177

124

      =

1959

8160

174

      =

1960

8148

158

      =

1961

8102

8

      =

1962

8129

179

4

1963

8115

206

6

1964

7838

177

5

1965

7895

110

25

1966

7860

139

20

1967

7760

182

45

1968

7630

23

199

1969

6992

142

292

1970

6872

134

103

                                                                                                     M. Martorana

TAB. C

EMIGRATI ALL’ESTERO 1962-1971

CANCELLATI DALL’UFFICIO ANAGRAFE

ANNO/

PAESE

USA

CAN

AUSL

ARG

SUD AFR

FRA BEL GER GB CH VENEZ

TOT

1962

1

1

1

1

4

1963

4

1

1

6

1964

5

5

1965

9

7

3

1

4

1

25

1966

1

9

2

8

20

1967

2

3

7

14

2

17

45

1968

22

54

14

2

3

18

7

3

76

199

1969

6

28

17

4

4

75

68

17

73

292

1970

3

13

23

2

61

1

103

1971

14

8

9

37

2

70

TOT

29

84

53

7

10

144

126

34

277

1

4

768

                                                                                                                                  M. Martorana

TAB. D

EMIGRATI 1990-2000

ANNO

POPOLAZ.

EMIGRAZ.

INTERNA

ESTERO

1990

5067

81

1

1991

5087

129

1992

5119

70

28

1993

5042

75

25

1994

4755

72

255

1995

4687

67

36

1996

4580

91

63

1997

4502

71

24

1998

4422

92

26

1999

4334

71

25

2000

4214

98

34

M. Martorana

TAB. E. Occupati in miniera

Dal 1900 al 1960

Anno

Operai

Anno

Operai

n.

n.

1900

1.143

1931

316

1901

1.069

1932

309

1902

1.322

1933

375

1903

1.120

1934

351

1904

1.070

1935

336

1905

1.116

1936

377

1906

965

1937

404

1907

945

1938

418

1908

914

1939

415

1909

742

1940

493

1910

807

1941

432

1911

738

1942

402

1912

658

1943

309

1913

589

1944

168

1914

594

1945

274

1915

572

1946

317

1916

367

1947

279

1917

296

1948

296

1918

350

1949

354

1919

527

1950

354

1920

605

1951

388

1921

622

1952

424

1922

487

1953

421

1923

453

1954

398

1924

375

1955

380

1925

315

1956

350

1926

297

1957

329

1927

315

1958

310

1928

294

1959

265

1929

324

1960

270

1930

329

                                 A. Riggio

 

 

IMMIGRAZIONE

 

   L’immigrazione nella nostra città è un fatto recente per nulla, ovviamente, paragonabile all’esodo inverso. D’altra parte, se i ciancianesi non trovano occupazione nel luogo in cui sono nati, è impensabile che possano farlo i poveri sventurati scappati dalle loro lande del nord Africa. Essi perciò si acconciano ai lavori più umili, alle mansioni che i locali rifiutano perché “umilianti” o mal remunerate. Le donne fanno generalmente le badanti, gli uomini i lavori più svariati, occupandosi in agricoltura, nell’edilizia, nell’artigianato, facendo i mercatali.

   I figli sono perfettamente inseriti e ben accetti dalla popolazione ciancianese. Alcuni seguono le orme dei genitori, qualcuno è già all’università e tutti parlano bene il dialetto.

   Nel periodo preso in esame (1984-2000) gli extracomunitari provengono da Tunisia (20) e  Marocco (16); sei ragazzi sono nati da noi.

   Per i comunitari s’è trattato d’una scelta dettata non da motivi di lavoro ma affettiva o di qualità della vita. Nell’attimo in cui scriviamo, gli immigrati che vivono a Cianciana sono più del doppio, ma il loro numero e i motivi della loro scelta non rientrano in questo studio.

 TAB. F

Paese

Anno

Tunisia

Belgio

Gran Bretag.

Marocco

Francia

Germania

Grecia

Totale

1984

1

1

1985

0

1986

0

1987

2

1

1

4

1988

5

4

9

1989

3

2

5

1990

3

2

5

1991

1

2

1

4

1992

4

1

5

1993

1

1

2

1994

1

1

1995

2

2

1996

2

1

3

1997

0

1998

1

1

1999

0

2000

1

1

TOTALE

20

1

2

16

1

2

1

43

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